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Giuseppe Nuvolone
Madonna del rosario con Bambino e San Domenico
Found at
Il Ponte
Arredi, Dipinti Antichi, Argenti, Tappeti e Tessuti, Historica e Strumenti Musicali, Lot 420
24. OCT - 26. OCT 2018
Arredi, Dipinti Antichi, Argenti, Tappeti e Tessuti, Historica e Strumenti Musicali, Lot 420
24. OCT - 26. OCT 2018
Estimate: 6.500 - 7.000 EUR
Price realised: not available
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Description
Olio su tela cm 160x120
In cornice laccata e dorata (difetti e restauri)
Bibliografia
Filippo Maria Ferro, Nuvolone. Una famiglia di pittori nella Milano del ‘600, Edizioni dei Soncino, Soncino 2003, pp. 258-259, fig. 128b
L’opera è già stata pubblicata da Filippo Maria Ferro nella sua importante monografia sui Nuvolone. Lo studioso la riferisce a Giuseppe, figlio di Panfilo e fratello di Carlo Francesco, membri di una famiglia di artisti attivi prevalentemente a Milano nel corso del Seicento, la cui produzione si pone come tassello imprescindibile nella storia della pittura lombarda di questo secolo.
La composizione si ritrova in una celebre tela dello stesso Giuseppe, La Madonna del Rosario adorata dai santi Domenico e Caterina da Siena, conservata a Milano nella chiesa di Santa Maria della Passione dove adorna la quinta cappella della navata di destra insieme a un’altra tela dello stesso autore raffigurante Ester e Assuero; le due tele sono databili al 1671 (C. Torre, Il ritratto di Milano, seconda edizione, Milano 1714).
La nostra opera presenta qualche variazione rispetto alla versione della chiesa milanese; più piccola nel formato, mostra il solo San Domenico inginocchiato di fronte alla Vergine, la quale cinge dolcemente con la mano il Bambino che tiene in grembo; ad assistere alla scena un solo angelo mascherato dalle nuvole che densamente riempiono la rappresentazione.
Data la stretta connessione con il quadro della chiesa di Santa Maria della Passione, il dipinto non si può che collocare attorno all’ottavo decennio del secolo XVII e, nonostante il non perfetto stato di conservazione dovuto ad abrasioni e consunzioni, la tela offre il tocco pittorico tipico dell’autore che emerge nella resa leggiadra del volto della protagonista, nell’intensità dell’atteggiamento adorante del santo e nello sfondo dorato che aumenta la dimensione sacra della scena.
In cornice laccata e dorata (difetti e restauri)
Bibliografia
Filippo Maria Ferro, Nuvolone. Una famiglia di pittori nella Milano del ‘600, Edizioni dei Soncino, Soncino 2003, pp. 258-259, fig. 128b
L’opera è già stata pubblicata da Filippo Maria Ferro nella sua importante monografia sui Nuvolone. Lo studioso la riferisce a Giuseppe, figlio di Panfilo e fratello di Carlo Francesco, membri di una famiglia di artisti attivi prevalentemente a Milano nel corso del Seicento, la cui produzione si pone come tassello imprescindibile nella storia della pittura lombarda di questo secolo.
La composizione si ritrova in una celebre tela dello stesso Giuseppe, La Madonna del Rosario adorata dai santi Domenico e Caterina da Siena, conservata a Milano nella chiesa di Santa Maria della Passione dove adorna la quinta cappella della navata di destra insieme a un’altra tela dello stesso autore raffigurante Ester e Assuero; le due tele sono databili al 1671 (C. Torre, Il ritratto di Milano, seconda edizione, Milano 1714).
La nostra opera presenta qualche variazione rispetto alla versione della chiesa milanese; più piccola nel formato, mostra il solo San Domenico inginocchiato di fronte alla Vergine, la quale cinge dolcemente con la mano il Bambino che tiene in grembo; ad assistere alla scena un solo angelo mascherato dalle nuvole che densamente riempiono la rappresentazione.
Data la stretta connessione con il quadro della chiesa di Santa Maria della Passione, il dipinto non si può che collocare attorno all’ottavo decennio del secolo XVII e, nonostante il non perfetto stato di conservazione dovuto ad abrasioni e consunzioni, la tela offre il tocco pittorico tipico dell’autore che emerge nella resa leggiadra del volto della protagonista, nell’intensità dell’atteggiamento adorante del santo e nello sfondo dorato che aumenta la dimensione sacra della scena.